Iosi, una serie Prime che vale quanto un film per rileggere un punto oscuro della storia argentina

Rileggere la storia facendo spettacolo

È MOLTO POSITIVO il giudizio su Iosi,el espía arrepentido che Prime ha inserito nella sua programmazione in versione originale con sottotitoli in inglese o spagnolo e che come sempre va cercata e trovata in mezzo a un’offerta che non sempre mantiene costante la propria qualità. Il 17 marzo 1992 Buenos Aires venne sconvolta da un attentato esplosivo all’ambasciata israeliana che provocò la morte di 29 persone-ma si dice siano state di più- e il ferimento di altre 242. È una delle numerose pagine scure della storia di quegli anni perché la versione ufficiale sugli autori della strage non ha mai convinto completamente.

Una versione ufficiale che non ha mai convinto

La responsabilità venne attribuita a una cellula islamista collegata con l’Iran e questa è ancora l’unica versione ufficiale che viene tramandata. Nella realtà esistono molte contraddizioni e punti mai chiariti che hanno portato sia magistrati sia giornalisti a voler approfondire l’argomento giungendo a conclusioni opposte. Ed è proprio da un libro inchiesta dei giornalisti Horacio Lutsky e Miriam Lewin che la serie tv prende le mosse, per rileggere e ribaltare quella versione. Con un pregio: facendo spettacolo, creando una narrazione molto tesa in cui gli ingredienti, dalle storie sentimentali alla rfilessione sulla situazione politico-sociale del periodo fino alla suspence vengono dosati con molto equilibrio, obbligando gli spettatori a non perdere nemmeno un minuto delle otto puntate di Iosi.

Daniel Burman è garanzia di qualità e serietà

D’ALTRONDE il regista della serie è Daniel Burman che non solo è colui che si aggiudicò l’Orso d’Argento al festival di Berlino del 2004 con L’abbraccio Perduto ma è un profondo conoscitore della realtà ebraica, essendo lui stesso ebreo argentino e da anni impegnato a riflettere sulla tragica sequenza di eventi contro la sua gente che culminarono nel 1994 in un secondo devastante attentato, questa volta nella sedie dell’AMIA e guarda caso anch’esso avvolto da molte ombre. Lo Iosi del titolo non è altro che il nome ebraico di José Perez, un agente federale infiltrato nella comunità israelita per cercare di scongiurare un fantasioso quanto improbabile piano di presa della Patagonia per farne una sorta di seconda Israele del sudamerica.

Le rivelazioni di un personaggio reale al centro della vicenda

È un racconto che parte da il reale protagonista al centro della vicenda, che incontrò raccontando la propria versione dei fatti la giornalista Miriam Lewin che poi da quella lunga serie di confessioni scrisse con Lutsky il libro inchiesta. Burman, usando molto spesso il salto temporale, ce lo presenta all’indomani dell’attentato, segregato in un luogo sconosciuto, braccato da misteriosi personaggi, spaventato, costretto alla violenza come ultima possibilità per sopravvivere. Il segreto di Iosi è nella costruzione della vicenda, nel progredire verso la ricerca di una verità mai chiarita, offuscata persino alla visione dei protagonisti. Non parte da alcuna tesi, non fa politica diretta, non vuole imprigionare chi osserva a un punto di vista obbligato. Vuole giungere a una diversa versione dei fatti incriminati attraverso un romanzo di ampio respiro, giocando a confondere lo spettatore che è portato a darsi delle risposte poi smentite dai fatti.

Ottima l’introspezione svolta sul personaggio di Iosi

IL PERSONAGGIO di Iosi è un antieroe. Un traditore per professione che a poco a poco vince le resistenze culturali nei confronti della comunità e inizia a interrogarsi sul proprio ruolo, sulla propria doppiezza che lo porta da un lato a eseguire gli ordini dei servizi segreti e dall’altro ad apprezzare le stesse persone che deve controllare e tradire. Iosi cammina su un terreno minato, in cui menzogna e sentimenti lottano tra di loro in un percorso introspettivo da parte della regia che poi giunge a trasformarsi in disperazione, impotenza, senso di colpa e rabbia. Iosi è un traditore-tradito, abbandonato da una ragion di stato più grande di lui. Ed è attraverso questa analisi del personaggio che Burman scoperchia un sottobosco di affari loschi, incastri politici, complicità che chiamano in causa molti esponenti della stessa comunità israelita dell’epoca. È un gioco al massacro , dove pochi sono gli innocenti, in cui la commistione tra sete di denaro, di affari da completare e politica da tenere sotto controllo e gestire determina un’escalation impazzita di vicende che porteranno poi all’attentato del 17 marzo 1992. Il tutto senza mai far perdere all’antieroe Iosi la propria umanità, con i suoi limiti, i suoi rimorsi. Il notevole lavoro svolto sul personaggio rappresenta un deciso punto vincente della serie.

Un cast pieno di capacità e… sensi di colpa

L’ESSERE RIMASTI distanti da facili schematizzazioni della moltitudine dei personaggi rende Iosi, el espía arrepentido un’opera molto interessante nel panorama delle moderne serie televisive. Ogni protagonista ha un qualcosa di celato e di peccato originale alle proprie spalle ma allo stesso tempo una fortissima carica di umanità, come la figura del rabbino o delle tante donne che gravitano attorno alla vita di Iosi. Persino nella figura della misteriosa quanto affascinante Claudia, l’agente a cui Iosi deve rispondere, esiste una sorta di tensione descrittiva e di non volutamente detto in sceneggiatura che, parer nostro, dovrebbe evolversi nella seconda stagione , in programma per l’anno prossimo. Gli interpreti sono bravissimi ad iniziare da Iosi, un perfetto Gustavo Bassani, alla già citata Claudia della star argentina Natalia Oreiro per giungere all’intenso Alejandro Awada, nella parte di Saúl Menajem, all’appassionata Dafne di Minerva Casero, alla dolce Eli di Carla Quevedo fino ad arrivare a Daniel Masajnik, molto profondo nell’interpretazione del dottor Roitman. In attesa della seconda stagione resta il mistero per cui Prime per il momento non abbia creato una versione italiana della serie che, ripeto, è tra le migliori degli ultimi anni. Era già successo per la messicana Un extrano enemigo– una breve nota in questa sezione https://guidoschittone.com/ftm-film-fuori-tempo-massimo/– si è ripetuto con questa. Ma per chi ha passione l’ostacolo della lingua,comprensibilissima, può essere superato senza problemi.

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