Monotematico? Sì ma che gioia vivere i suoi film
Con Broker, aggiunto in Italia il sottotitolo Le Buone Stelle, Hirokazu Kore’eda ci riporta sul proprio terreno abituale. Riflettere sul ruolo della famiglia nel contemporaneo è di fatto il suo marchio di fabbrica, da cui mai si è allontanato. Persino il meraviglioso noir Il Terzo Omicidio del 2017,-la recensione potete trovarla qui Il terzo omicidio in cui nulla è vero tranne l’arte di Kore’eda– celava sotto le spoglie del genere, un’indagine approfondita sulle relazioni di sangue, sulla dipendenza e relativa ribellione da queste. Broker non rappresenta l’eccezione bensì la continuità con una cinematografia che da Maborosi in poi quasi mai ha intrapreso strade differenti, pur con le numerose sfaccettature che danno una patina di originalità assoluta alle sue produzioni . Perché Kore’eda è incuriosito dai ruoli e dai cambiamenti, dagli sconvolgimenti sociali della modernità che portano alla disgregazione del nucleo famigliare originario e dalla ricreazione << scandalosa>> di questo sotto altre forme. Chiamamole solidali o amicali. Sotto questo aspetto Broker diventa la continuazione di Un Affare di Famiglia-la recensione sul blog La famiglia è morta, viva la famiglia. Questa volta Kore-eda entusiasma– con una prostituta che abbandona il proprio neonato in una baby box di una chiesa per poi, dopo mille peripezie, tentare di venderlo assieme a uno sgangherato duo di volontari della chiesa stessa. È il solito Kore’eda dunque? Sì ma ti conquista, ti esalta, ti commuove. Come spesso è avvenuto nelle sue opere.
Finire in Sud Corea e sentirsi a casa
Per la prima volta l’autore giapponese gira un film in Corea del Sud con attori di quella nazione. Il prodotto però non cambia così come non era mutato quando, sempre nel 2019, era finito in Francia con l’ottimo Le Verità-la recensione Le Verità, lo splendido vaso comunicante tra vita e cinema disegnato da Kore-Eda-. A essere modificata è piuttosto l’attenzione sul ruolo del genitore e sul dilemma etico che pone di fronte la bella IU e il gatto e la volpe della situazione, il grande Song Kang-ho-che per questo film ha vinto la Palma d’Oro per il migliore attore a Cannes 2022– e la stella locale Gang Dong-won. In Broker c’è un genitore che crea un potenziale orfano e ci sono due orfani, uno di affetti e l’altro perché abbandonato in un orfanatorio, che alla fine creano una famiglia artificiale che sarà indissolubile perché legata non più dallo stesso sangue bensì dalla comprensione l’uno dell’altro, dalla solidarietà non di facciata, non da slogan.
Impossibile non innamorarsi di questi personaggi
CI SI SENTE a casa, come quando si sfogliano le pagine dei romanzi dei propri autori preferiti. Non si può affermare che esistano delle novità piuttosto delle piccole evoluzioni di opere in cui il tema affrontato era lo stesso. Si pensi alla madre di Nessuno Lo Sa, di cui la prostituta di Broker sembra un terminale che all’improvviso prende coscienza del proprio ruolo, o allo stesso Father and Son, la cui eco è fortissima soprattutto nelle scene finali, o il cercare di venire a capo del proprio essere orfani, non importa se di un amore o di un genitore, che caratterizza il complesso quanto profondo risvolto psicologico dei due venditori di bambini. L’incredibile in Kore’eda è che a determinare ogni azione, lecita o no, è il senso etico dell’aiutarsi reciprocamente. I personaggi di Broker sono buoni e non importa che il loro ruolo sociale li abbia posti ai margini della legge e di conseguenza della società.
Raffinato e brioso non ha mai un momento di pausa
Broker è film raffinato e brioso, senza pause. Kore’eda è un grande narratore di incontri; li costruisce con delicatezza, inserisce gli intrighi e i punti interrogativi per gli spettatori quando servono, antepone l’indagine sullo sguardo alla parola inutile, va a caccia del particolare per contestualizzare una situazione o uno stato d’animo. E pur lavorando con attori per lui nuovi ne esalta l’espressività e le qualità. Se per Song Kang-ho c’erano pochi dubbi, a stupire è soprattutto la bravura dell’affascinante IU, una delle popstar sudcoreane più importanti, a suo agio nella parte della madre tormentata da dubbi e rimorsi. Certo esistono situazioni già viste, l’incontro tra Song Kang-ho e giovane figlia sembra uscito direttamente da Il Terzo Omicidio così come il bimbo Seung-soo Im, che interpreta Hae-jin, replica una fuga simile a quella del poco conosciuto e piacevolissimo I Wish, ma è innegabile che queste facciano parte dell’argenteria di famiglia. Kore’eda con Broker riesce nell’intento di regalare umanità laddove non lo aspetti. Perché parla di sentimenti e di vita. Di fronte al dilemma morale su cosa sia giusto fare i suoi personaggi trovano la stella polare. Uniti non dallo stesso sangue ma da quella somma di carenze individuali, da quello sprofondo affettivo che li legherà per sempre. Come accaduto a noi con i film di questo immenso regista.