The Order, il teso, avvincente hard boiled che va oltre il film di genere con un grande Jude Law

Justin Kurzel e la rilettura del terrorismo Usa

The Order di Justin Kurzel potrebbe sembrare un film di genere, un hard boiled, di cui ha tutti gli ingredienti, ben realizzato. Invece è qualcosa di più, perché sfruttando la storia vera di un movimento di suprematisti bianchi, appunto The Order, negli Usa degli Anni’80 si addentra nell’indagine psicologica e sociale che poi porta al terrorismo. Non a caso questo ottimo film presentato alla Mostra di Venezia del 2024 può essere visto come riflessione sulle derive contemporanee della società dell’America più profonda e più distante dal mondo metropolitano, qui siamo in Idaho, capaci di lambire e/o realizzare la violenza organizzata.

Dai The Turner Diaries a Ballard

L’autore australiano, suoi il Macbeth con Fassbender e gli interessantissimi Nitram e The Snodown Murders, giostra con mano felice nella vicenda di Robert Jay Matthews che dal 1982 al 1984 organizzò un gruppo neonazista in grado in pochi mesi di mettere a segno rapine, l’omicidio dello speaker radiofonico di religione ebraica Alan Berg, e il tentativo di dichiarare guerra allo Stato seguendo passo dopo passo le indicazioni su come prendere il potere in sei fasi elencate nei The Turner Diaries, il libretto scritto dal leader della National Alliance, William Luther Pierce, testo tristemente noto anche al giorno d’oggi perché fonte di ispirazione della strage di Oklahoma del 1995, degli attenti londinesi a sfondo razziale del 1999 e addirittura dei fatti di Capitol Hill del 2021. Justin Kurzel, però, non si limita alla cronaca. Si addentra nella psicologia dei gruppi chiusi, ne mostra le frustrazioni esistenziali che poi portano a seguire, quasi in modo ipnotico, la figura di un leader. Il regista organizza il soggetto con lo sceneggiatore Zach Baylin– suo King Richard ma anche il fallimentare Gran Turismo(https://guidoschittone.com/ftm-film-fuori-tempo-massimo/)- come se si trovasse di fronte a una storia ballardiana in tutto e per tutto, un Millennium People o un Regno a Venire in salsa Usa. Adatta le teorie dello scrittore britannico al north west americano, tra natura selvaggia e immensi spazi verdi invece che mostruosi centri commerciali ribaltando il concetto di manipolazione psicologica: in The Order non esiste una borghesia che ha smarrito le proprie coordinate e ribelle nei confronti di sé stessa quanto una sacca numerosa di individui incapaci di vivere il contemporaneo, una società rimasta arcaica, bisognosa di custodire in modo ossessivo le proprie radici e per questo facilmente condizionabile.

Un action movie da togliere il fiato

Kurzel per riuscire nello scopo si inventa la figura di un detective FBI vecchio stile, Jude Law, anche produttore e protagonista di una delle sue prove migliori, reduce da una serie di fallimenti professionali e individuali. È un uomo malandato, stanco, claudicante, un cacciatore che nella caccia vede la sconfitta. È lui il protagonista che dovrà mettersi alle calcagna di Matthews, al quale uno straordinario Nicholas Hoult presta non solo il volto ma anche i tic, le manie di lucidissimo invasato. Grazie a questo stratagemma di scrittura, nella realtà le indagini sul gruppo impiegarono molti reparti dell’FBI, The Order si trasforma in action movie tesissimo che non offre tregua allo spettatore. Il ritmo cambia di continuo, la fotografia di Adam Arkapaw rende gli esterni sconfinati dell’Idaho melanconici e allo stesso tempo minacciosi e anche la musica di Jed Kurzel, fratello minore del regista, vale spesso più di un accompagnamento. Il confronto tra Law e Hoult è alla base del film, l’uno specchio dell’altro, entrambi prigionieri dei propri incubi, incapaci di uccidere i loro demoni interiori. Forse non ci riuscirà nemmeno il fuoco notturno che anticipa il finale, quasi allegoria dell’autodistruzione individuale in un film che come unico limite, per il momento, ha l’esclusività di visione sulla piattaforma di Amazon Prime Video. Nel cast, bene assortito, oltre a Law e Hoult anche Tye Sheridan, convincente nella parte dell’allievo del detective.

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