The Front Runner:un film intelligente su come sono cambiati i confini tra pubblico e privato

È passato tempo da quando Hush-Hush pubblicava gli scandali di Hollywood, ricattava i divi del cinema e i gangster e il suo direttore se la faceva con poliziotti prezzolati. Io do una notizia a te, tu un arresto a me da sbattere in prima pagina. Il mondo di Jason Reitman non è più quello di James Ellroy e in politica i fratelli Kennedy pagherebbero un caro prezzo per i loro vizietti privati. Ma al regista di Juno e Tra le Nuvole l’argomento interessa: ha così << fiutato>> l’aria ed è andato alle radici del momento preciso in cui i confini tra il privato e il ruolo pubblico sono finiti in friggitoria, diventando un tutt’uno. The Front Runner, Il Vizio del Potere potrebbe passare per un film incapace di scaldare più di tanto gli animi, tanto è fedele al dato di cronaca. Eppure si tratta di un’opera che va alle fonti del problema, di pura esegesi di una società, quella americana, la cui ansia bacchettona è deflagrata ufficialmente nel 1987 quando il bel Gary Hart, l’uomo forte dei democratici alle primarie del proprio partito e probabile futuro presidente degli Usa, venne pizzicato con l’allora modella-oggi scrittrice-Donna Rice in una di quelle relazioni che si chiamano clandestine. Non fu l’inizio della fine ma la fine vera e propria di una chimera della politica Usa, fino ad allora portatore di una ventata di novità, di un potenziale nuovo protagonista se non superstar dell’American Dream. Su questa storia Reitman ha costruito, basandosi sul libro di Matt Bai All the Thruth is Out un film molto intelligente, equilibrato, preciso e saggio, lasciando allo spettatore l’onere di trarre le conclusioni. Perché The Front Runner pone non poche domande sui limiti che i media possono valicare, ricordandoci però e con esattezza che quel 1987 chiuse l’epoca in cui la sfera privata non poteva coinvolgere la figura pubblica, per aprirne un’altra, l’attuale, dove nulla è perdonato e la volgarità dell’informazione e del pensiero comune imperano.

La prima riflessione sul film riguarda il ruolo della stampa. The Front Runner è per certi versi un’opera sul giornalismo a stelle e strisce. Solo che qui a differenza di The Post, tanto per citare un esempio tra i più recenti, il concetto dell’importanza dell’informazione è ribaltato. Il giornalismo che ci mostra Reitman è per certi versi assimilabile a quello del letterario Hush-Hush di Ellroy ; distrugge la carriera di un politico andandola ad attaccare nelle sue corde più deboli; non perché il personaggio pubblico si sia macchiato di delitti o illeciti quanto per la certezza che sbattere il mostro in prima pagina, offrendo particolari piccanti della sua vita privata, sia un motivo per vendere copie e conquistare il pubblico. È importante a questo proposito la scena della riunione di redazione al Miami Herald in cui al discorso di Gary Hart pre scandalo vengono destinate appena un centinaio di righe e quando invece si sa della sua relazione il caso diventi il motore trainante delle varie edizioni. Ma c’è di più: Reitman, in quella che a volte può considerarsi una vera e propria indagine, ha l’intelligenza per capire che da quel fatto nessuno può sottrarsi, nemmeno gli autorevoli giornalisti del The Whashington Post che dopo avere preso le distanze dai piccoli rivali di Miami ne devono seguire l’onda, perchè ormai è quello che vuole la gente e del senatore Hart è già stata sentenziata la morte politica. È una rivoluzione che porterà l’esponente democratico alla rinuncia e alla confessione e il mondo dei media a essere il motore di un rigido cambiamento sociale, in cui il ruolo pubblico non potrà mai essere disgiunto dalla sfera individuale privata, addirittura intima. Siamo quindi in un The Post ribaltato: in The Front Runner non ci sono giornalisti eroi ma professionisti che pongono domande e che pretendono la massima aderenza tra ciò che il politico afferma e ciò che nella realtà attua o meno. Non importa se sia in pubblico o a casa propria. Reitman non giudica, piuttosto fotografa questo ribaltamento dei ruoli.

Il film gioca molto sul contrasto. Il senatore Hart, interpretato dall’ottimo Hugh Jackman, è un fedifrago professionista che con un’innocenza che sa di ingenuità è convinto della inscalfibilità del proprio privato. Il suo personaggio diventa la vittima prediletta di un mostro che lui stesso ha provveduto a creare per l’abilità con cui riusciva a gestire la propria immagine di fronte ai media. Gary Hart di Jason Reitman è un uomo che piace per il proprio anticonformismo, che si mischia ai giornalisti, mangia hamburger con loro, li incoraggia quando hanno paura delle turbolenze in aereo, regala Guerra e Pace di Tolstoj per far comprendere meglio lo spirito dei russi. È il politico giovane, bello e rampante che pone un solo limite al confronto: il suo privato, non capendo di essere in definitiva l’ultimo esponente di una generazione che da allora in poi dovrà trovare altri modi per relazionarsi con il mondo dell’informazione di massa e del giudizio universale.

The Front Runner, Il Vizio del Potere ha anche un altro aspetto interessante e riguarda le figure femminili presenti nel film. Ci sono le stagiste, le addette stampa e soprattutto la moglie, la figlia e l’amante di Hart. Vera Farmiga, perfetta nel ruolo della signora Hart, è il personaggio centrale della riflessione sul ruolo delle donne indotta da Reitman. La sua figura è la più << politica >> in assoluto: è lei che conosce e carpisce ogni minino segreto del marito, è lei che saldamente in nome di una << ragion di famiglia >> più ancora che di stato non lo lascerà nel momento del bisogno. Il regista è dolce anche nel tratteggiare Donna Rice, interpretata da Sara Paxton, rimasta stritolata da un gioco più grande di lei. Il suo stupore, la sua inadeguatezza nel vivere la situazione sono tra le parti migliori di un film che basa la propria qualità sull’intelligenza della messa in scena e sulla sua precisione. La rinuncia ai facili fuochi d’artificio prediligendo l’equidistanza nei confronti di fatti e protagonisti probabilmente non donerà troppo entusiasmo ma The Front Runner è film di acuta intelligenza. Da non sottovalutare per le domande che è in grado di porre.

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