Per Errore: la tragedia degli altri che spiega, in un corto, la camorra

Può accadere a volte che i corsi di aggiornamento professionale, imposti stupidamente ai giornalisti dai soliti burocrati che ben poco conoscono un mestiere che obbliga all’aggiornamento quotidiano sul campo e attraverso la curiosità, si rivelino interessanti e utili. A quello che si è tenuto a Bologna al cinema Lumiere il 22 novembre dal tema Mafia e ruolo dei media: la percezione dei fenomeni criminali attraverso il cinema non potevo non prendere parte sia perché amo il cinema sia perché pur occupandomi del più leggiadro motorsport sono un appassionato ricercatore quasi seriale via rete di storie e inchieste legate alle varie tipologie criminali che prosperano in Italia, schematicamente definite mafie, ognuna però differente dall’altra per contesto in cui sono nate e per i modi di azione. Moderato da un giornalista molto equilibrato, mai sopra le righe, puntuale e preciso, profondo conoscitore della doppia materia-il che non guasta- come Andrea Meccia, il corso-incontro ha permesso ai non pochi presenti di assistere alla proiezione del cortometraggio di Raffaele Ceriello Per Errore con la piacevole presenza dell’autore.
RIVELIAMO subito che Per Errore è un vero corto, cosa abbastanza rara nella produzione contemporanea dove spesso si confonde questo genere secco, di breve durata, con il mediometraggio. È l’anticamera del cinema, la palestra ideale di sperimentazione del linguaggio senza rete protettiva. In pochi minuti, meno di trenta, si deve costruire una storia, sceneggiarla, recitarla. Nel caso di Per Errore l’impresa non era per nulla semplice perché Ceriello ha scelto un tema complesso: il confronto tra due madri vittime loro malgrado della camorra. Una che ha perso il figlio ucciso per sbaglio e la seconda, madre dell’omicida. Uno scontro che si trasforma in incontro : il lutto condiviso, la disperazione di una perdita reciproca con lo sfondo di una Napoli che non si vede ma che grava come una cappa sui destini della gente. È l’altro volto della camorra che i giovani autori campani stanno cercando di portare a galla con lo scopo anche didattico di andare oltre gli stereotipi, di smarcarsi dall’iconografia classica per addentrarsi-come spesso riesce ai docufilm o alle inchieste- nelle tragedie senza soluzione di continuità che scandiscono l’esistenza degli altri, delle vittime di riflesso. Lo sforzo dell’autore è ammirevole: enfatizzando questo doppio senso della perdita forse si potrà giungere a una autentica comprensione del fenomeno, creando nel contempo un’assunzione di responsabilità civile di tutte le parti in campo. Per Errore è un buon corto, non solo nel proprio contenuto. C’è ricerca stilistica, un’immagine forte e bella di madre e figlio traslata direttamente dalla Pietà di Michelangelo, c’è la sensazione di un incontro forse solo immaginato. Tecnicamente trovo che potrebbe avere ulteriori evoluzioni in campo teatrale ma di sicuro anche nella sua forma cinematografica offre ciò che promette.
CERIELLO E MECCIA sono stati poi protagonisti di un dibattito che ha offerto altri spunti. Si è parlato del cinema napoletano, di quello di strada di Di Vaio, di Di Costanzo, dei cicli narrativi che hanno portato il cinema ad occuparsi nei vari decenni della mafia siciliana, della criminalità romana ed ora soprattutto di quella napoletana. Prossima fermata l’ ‘Ndrangheta di cui-e sono stato felice che i relatori lo abbiano sottolineato- il solo Francesco Munzi, grazie anche alla ottima sceneggiatura del geniale Maurizio Braucci, di Gioacchino Criaco e Fabrizio Ruggirello, è riuscito con Anime Nere a offrire una versione moderna, profonda e aderente al reale pur sotto la sua forma di fiction.

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