Narrare ma non immaginare

C’è un problema nella narrativa contemporanea: la mancanza di previsione. Non è una questione estetica. Ma se uno frequenta le librerie si accorge che la maggior parte dei romanzi pubblicati parlano del presente o del passato e la stessa fantascienza, da non confondere con la fantasy, sta attraversando un periodo di sterilità. La letteratura, quindi, si affossa sul presente. Diventa quasi statistica dei fenomeni sociali e politici, di quelli privati, ma non riesce a prevedere. Si ferma alla riflessione, non a una possibile evoluzione. E’in questo senso che la sua inutilità spiega i propri effetti. Il narratore ci sussurra magnificamente cose e fatti di cui abbiamo conoscenza, ci mette a parte della sua ottica privilegiata sul mondo, ma è come se si bloccasse di fronte al domani, come se non riuscisse, per emozionalità e forma mentis, a prevedere, a fornirci indicazioni. Sia chiaro non è spirito polemico. Ora non sto facendo altro che l’analista di…analisti per romanzi. Anche il romanzetto che ho scritto getta un occhio sulla realtà che mi circonda. Ironicamente e in modo assai spietato, però, non va oltre. E’una fotografia con metafora dell’Italia. Forse è per questo che lo sento sempre meno mio, che ne prendo le distanze. Oggi lo imposterei in modo diverso e ciò che sto cercando di creare – ancora non posso definirlo un romanzo- è un tentativo di proiettarmi avanti, partendo da dati reali e da una situazione reale. Il problema della mancanza di previsione nella narrativa non è soltanto italiano: è globale. Capolavori, libri mediocri, libri pessimi non vanno oltre il dato oggettivo. Ed è per questo che amo Ballard e che lo ritengo un maestro: è sempre andato oltre il proprio giorno, oltre il proprio tempo e ha previsto, purtroppo, ciò che siamo ora. Mi auguro che in Italia, dove esistono anche scrittori poco banali e meno inseriti negli schemi mentali dell’intellettuale a tutti i costi – Avoledo per esempio e non perché mi sia simpatico- qualcuno riesca nell’impresa. L’Italia oggi è un territorio interessante per uno scrittore: un vulcano che sta pompando lava. La gente se ne è accorta e lo sente. E’mai possibile che gli scrittori si limitino al presente?

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