Perché il Nobel a Ballard non è follia

mostra-atrocita.jpgSarà perché l’ho riletto quest’estate prima dello splendido << Le Benevole >>, o che la narrativa è un’arte antica, fatto sta che << La mostra delle atrocità >> appare ancora oggi come l’unico, vero, autentico romanzo del XXI secolo, nonostante il libro sia datato 1970. Da allora James Graham Ballard ha pubblicato una lunga serie di romanzi nei quali ha anticipato con precisione ciò che sarebbe avvenuto delle nostre vite.<< La mostra delle atrocità >> è un manuale di estetica basata sul contenuto sociale, sulla influenza dei media, della comunicazione, di come l’ottica individuale possa modificarsi, di come ciò a cui assistiamo e ciò che ci bombarda per immagini possa essere assorbito a livello individuale cambiando la nostra percezione del mondo e di noi stessi. E’anche un libro in cui Ballard dispensa ironia, in cui prima di altri si accorge che qualcosa non è più come prima. La parabola sessuale, che poi rivedremo come costante nello scrittore inglese, vedasi << Crash >>, è la chiave per illustrare la situazione. Infine c’è lo stile del racconto: diviso in microcapitoli di poche righe, ognuno dei quali prende spunto da un’immagine, da un quadro, trasformandosi in associazioni di idee, in assurdo stravolgimento di un fatto – sempre per la serie che l’ucronia esisteva già allora e ben prima di allora- per giungere al nucleo centrale del problema umano e sociale. Non penso di provocare sostenendo che i giurati del premio Nobel per la letteratura dovrebbero ossevare con cura l’opera completa di Ballard: nessuno più di lui ha inciso sia nel formale sia nell’analitico sulla narrativa degli ultimi trent’anni. E’il prototipo dello scrittore che prima o poi nascerà in questo secolo: un colto narratore con studi scientifici approfonditi alle spalle. La forza intellettuale di Ballard è la comprensione del presente e del domani attraverso l”analisi del globale, dei sistemi di comunicazione e non dei microgruppi. Sono convinto che proprio per il suo essere irregolare, per la sua spiccata << diversità >> anche culturale, il Nobel non gli verrà mai conferito. Ma è una stupidata. Basterebbe leggerlo per comprenderne la grandezza. Per accorgersi che lo scrittore inglese è sempre andato oltre, vedendo con chiarezza ciò che noi non riuscivamo nemmeno a scorgere.

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