Dagli occhialini di Google alla F.1 ballardiana

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CON GLI OCCHIALINI di google hanno già fatto un film pornografico. Lo step, rispetto alle soggettive riprese con i telefonini e le microcamere, è stato raggiunto. Nel frattempo in F.1 hanno proseguito a limitare l’accesso ai box e in pitlane di chi dovrebbe fare informazione, con il risultato che ormai sta diventando del tutto inutile inviare i propri giornalisti all’evento, perché alla fine ciò a cui assistono è identico a ciò che lo spettatore vede a casa. Considerando poi che molti <<informatori>> ribattono le veline proposte dagli addetti stampa delle varie squadre si capisce come questa specialità- pseudosportiva- abbia perduto nel corso dei decenni il proprio fascino. Scrivevo nei commentini mesi addietro a chiosa di un bel pezzo del professor Grasso sul Corriere della Sera che la Formula 1 ormai si è trasformata in una contraddizione mediatica. Da un lato è lo sport meno accessibile a chiunque, spettatori dal vivo compresi, dall’altro ha costruito attorno e dentro a sé il trionfo della virtualità. Si spoglia ma solo di fronte alle telecamere. Ci parla ma solo di fronte ai microfoni. Si cela, si blinda al mondo reale. E’diventata un microsistema chiuso, una sorta di società autoreferenziale dove in pochi dettano le regole, i molti le seguono, e chi ne viene escluso o non ci sta non ha alcuna possibilità di viverci. E’il raggiungimento delle ipotesi ballardiane degli Anni’60, un’atrocità psicologica subìta con i burattinai che ne stabiliscono modi e usi.

IN MOLTI se ne sono accorti ora. Troppo tardi. Sono gli stessi che per anni hanno difeso a spada tratta questo stato delle cose, lo hanno appoggiato, favorito, srotolando un lungo cordone di protezione sia alla loro professione sia a quell’ambiente dal quale si sentivano protetti. Quelli che invece avevano visto e intuito sono stati messi alla berlina o lasciati in disparte, fuori dai giri-autoreferenziali appunto-che rappresentavano il sistema dominante. Leggo in questi giorni piagnistei assortiti, mugugni, timori. E leggo degli occhialini di Google come nuova frontiera del porno fai da te e professionale. Immagino una Formula 1 vietata anche ai cameraman, con le televisioni che pagheranno i diritti per avere occhiali particolari e viaggiare tra i box, i motorhome, tribune e curve (in realtà esistono già le telecamere volanti installate su piccoli droni). Eliminazione a poco a poco dell’umano, ridotto al ruolo di controllore dal proprio ufficio. Ogni occhiale a raccontare una storia, non il reale, ma la propria, secondo l’ottica. Vedo scansioni di racconto negare cronache e dati di fatto. Vedo la Formula 1, come sempre, avanti agli altri. Ma isolata, soggetto stesso del proprio oggetto. La Formula 1 come nuovo inizio. Come fine di essa stessa.

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