<< Drag me to hell >>, presentato a Cannes e in questi giorni in programmazione nelle sale, mi offre l’occasione per parlare di << Soldi Sporchi>>, un film del 1998 di Sam Raimi che non solo è uno dei migliori film statunitensi degli anni’90 ma anche la pellicola che ha sancito definitivamente il talento di questo autore, capace di essere originale e versatile come pochi altri. << Soldi Sporchi >> è la piacevole intrusione di Raimi nel noir psicologico e allo stesso tempo nella critica sociale. Per essere precisi il genere è in questa occasione sfruttato per parlare di un peccato mortale: l’avidità. Il ritrovamento di una valigetta piena di bigliettoni all’interno di un aereo precipitato in un paesaggio innevato nella provincia americana, Delano in Minnesota, è la base dalla quale parte lo sconvolgimento di un piccolo nucleo di <<innocenti dalle mani sporche>>. Di fronte al denaro ognuno perde la propria etica, rinuncia ai propri principi, inizia a precipitare in una discesa senza ritorno. L’avidità, ci dice Raimi, porta l’individuo a compiere ogni azione atta a mantenere e possedere. E’una etica flessibile quella dei quattro balordi di << Soldi Sporchi>>, gente comune, piccola borghesia degli Usa rurali, lontani dalla metropoli, dai giochi di potere, dalle lobbies, dallo sfarzo. Talmente elastica da condurre ognuno di loro in un gorgo dal quale non sapranno più uscire. Il film parte con la leggendaria battuta << per il sogno americano si lavora, non si ruba >> e arriva ben presto ad accartocciare questa dichiarazione d’intenti. Raimi ci dice: prendiamo quattro individui tra la folla, poniamoli di fronte a un sogno milionario sotto forma di valigetta ritrovata ed ecco quello che faranno. Così il precipitare è lento ma progressivo, l’atmosfera innevata eppure claustrofobica- che ricorda il quasi contemporaneo << Fargo>> dei Cohen, 1996, e che è stata ripresa nel 2008 dall’interessante << Frozen River>> di Courtney Hunt- a poco a poco ci strangola, ci lascia in apnea come ciò che accade nella testa di Bill Paxton, di Bridget Fonda, di uno straordinario <<fool>> Billy Bob Thornton e di Brent Briscoe. Non è un discorso nuovo nelle arti espressive – c’è un film spagnolo splendido a tal proposito << La notte dei girasoli>> di Jorge Sanchez-Cabezudo che merita di essere visto e che giunge alle stesse conclusioni- ma è come Raimi riflette sul problemaQuello di Raimi è un seguire passo dopo passo le mosse allucinanti delle sue marionette senza esprimere alcun giudizio morale perché non ne esiste necessità: è una visione senza alcuna speranza sull’individuo che nemmeno la sua proverbiale ironia e i colpi di scena riescono a mutare. In ognuno di noi si annida un mostro, basta un piccolo fatto per portarlo in primo piano, per lasciarci alle spalle i valori in cui pensavamo di credere. Il sogno americano con << Soldi sporchi>> – traduzione un po’troppo facile dell’originale e più efficace << A simple plan>>– può andare a sfrigolare all’inferno e con esso l’illusione dell’innocenza dei bravi padri di famiglia.