Un recupero intelligente: Junebug

Ci sono film che da noi non vengono distribuiti: << Junebug >> per esempio che uscito dal Sundance del 2005 può essere visto solo in versione dvd, nonostante sia un piccolo-grande film indipendente. Di norma i film del Sundance non mi entusiasmano: hanno sempre qualcosa di imperfetto, di provvisorio, uno stile ormai omologo l’uno con l’altro. Ma << Junebug >> ha una solida sceneggiatura che lo sostiene e una leggerezza nel trattare la incomunicabilità interpersonale all’interno della famiglia che ne fanno un piccolo gioiellino. Come per molte cose riuscite, il regista Phil Morrison non appensantisce, prepara il momento clou pennellando un’America autentica, di un piccolo paese, senza hamburger, ma intrisa di piccole cose di pessimo gusto che fanno da contraltare alla raffinatezza della gallerista Embeth Davidz – aggiungo una di quelle donne che porterei in cima al mondo per la classe e lo stile che possiede – e alla fortuna sociale del figlio maggiore Alessandro Nivola. Agli occhi della Davidz i suoceri e il cognato sembrano vivere in un mondo a parte e nonostante i suoi tentativi di apertura viene vista come un’estranea, un ingombro, un peso. L’unica con cui riesce a stabilire un rapporto è la cognata Amy Adams, in apparenza la più semplice e decifrabile di tutti. In realtà ognuno custodisce nei propri silenzi le cose migliori. Queste usciranno allo scoperto nel momento di un dramma. E’un film basato sull’artificiosità delle comunicazioni che si conclude con la realtà dei sentimenti. Non ho visto il vincitore della rassegna romana << Juno >>. << Junebug >> potrebbe essere stato una fonte d’ispirazione al contrario ma con lo stesso messaggio finale. Un film da vedere assolutamente, sempre se si è muniti di dvd o di pc.

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