Il flop di << L’amore ai tempi del colera >>, polpettone tratto dall’omonimo romanzo di Gabriel Garcia Marquez è solamente l’ultimo di una spirale nella quale cadono quasi sempre i film che si ispirano o tentano di tradurre in immagini un’opera scritta. E’ difficile mettere in scena un romanzo, concentrando la trama e il contenuto in un paio d’ore. Più semplice- ma non troppo- il ricorso allo sceneggiato televisivo, perché potendo agire su un maggiore minutaggio e sulla << serialità >> delle puntate, gli sceneggiatori e il regista possono restare fedeli all’originale, seguire meglio la storia. Ma proprio in questo risiede la nota dolente sia per il film sia per lo sceneggiato: il romanzo non è solo trama ma anche e soprattutto contenuto, sensazioni, emozioni, ottica di uno scrittore sul mondo che lo circonda, metafora e via dicendo. Se si agisce con la semplice razionalità si rischia realmente una pura e semplice << messa in scena >>, mettiamo aderente allo scritto ma lontanissima dalla profondità del libro. E’ quindi preferibile che il regista affronti la pagina con una certa presunzione e superbia: assorbirla, interpretarla secondo il proprio gusto, e successivamente rappresentarla. Così facendo si perde quasi certamente qualche << fatto >> di trama ma in genere si regala allo spettatore un cammino all’interno di chi ha scritto. Negando l’oggettività, esaltando il soggettivo si rende un servizio al romanzo. In caso contrario, invece, lo si distrugge, perché non si offre mai un’immagine tridimensionale ma assolutamente piatta, didascalica, fredda, glaciale, spesso noiosa. Sono rari quindi gli esempi di libri portati con grandi risultati al cinema: i primi due che mi ricordo – ma ne esistono altri – sono << Colpo di spugna >> di Tavernier, tratto dal romanzo di Thompson e il carveriano << America Oggi >> di Altman. in entrambi registi e sceneggiatori rovesciarono l’ambientazione. Addirittura Tavernier trasportò in Senegal una trama che nel libro si svolge in Mississipi. Il risultato fu un’aderenza spaventosa all’originale. Non fanno testo, invece, i due film dedicati a Truman Capote nel 2006: << Infamous >> e << A sangue freddo >>, dove più che narrare il libro, i registi si calano dentro la figura contradditoria di Capote stesso, cercando di interpretarla e di comprenderla. Un altro maestro della << trasposizione >> è stato Francois Truffaut: da << Le due inglesi e il continente >> alla << Camera verde >>, tratto da Henry James, il padre dello nouvelle vague diede un’ottica personale allo spettatore ma allo stesso tempo esaltante i rispettivi testi. D’altronde fu proprio Truffaut che propugnò la teoria di cinema come libro del secolo. Solo che essendo un grande autore riusciva a << girare >> libri suoi personali su libri << scritti >> da altri.PS: accipicchia mi sono dimenticato due citazioni fondamentali su libri riusciti al cinema: << Crash >> di David Cronenberg dal romanzo di Ballard e << Arancia meccanica >> di Kubrik. Imperdonabile.