Midnight Swan: un Cigno interessante e …furbo

Dal Giappone un film che avrà successo

Se non verrò tradito dall’intuito credo che Midnight Swan del giapponese Eiji Uchida riscuoterà il plauso degli spettatori europei e non solo nei prossimi mesi. A patto che qualche distributore di casa nostra si occupi appunto di portarlo nelle sale e sulle piattaforme. Perché è il genere di film che fingendo di andare a fondo di problematiche a la page, lgbt, crisi della famiglia, percorsi di crescita individuale, si presenta come una robusta favola con tutti gli ingredienti, anche ruffiani, per coinvolgere. Non è una critica ma un complimento all’autore e ai due straordinari interpreti nei confronti dei quali l’applauso è obbligatorio.

Il titolo, ambiguo, non deve fuorviare

Presentato in anteprima europea e italiana alla 23ima edizione del FarEastFilmFestival– per comodità Feff23Midnight Swan-Cigno di Mezzanotte- già nel titolo gioca sull’ambiguità della storia che verrà narrata. È vero che al centro del film c’è un cigno, un transgender ma è altrettanto vero che molto ruota attorno al Lago dei Cigni di Čajkowskij, il cui balletto viene rappresentato sia da una compagnia en travesti sia portato a un concorso di danza dalla giovane nipote del protagonista. Questa commistione-parecchio furba- dà vita a un’opera di rara delicatezza, in cui Uchida cerca di affrontare, spesso riuscendovi, diversi temi legati alla società giapponese. Non è un film incentrato solo sulla condizione LGBT nipponica, descritta peraltro in modo intelligente e pragmatico; Midnight Swan tende ad allargare l’ottica, vivisezionando anche l’istituzione famiglia e i tic amorali di un popolo complesso. Ed è curioso che alla fine, quando si tratta di cinema, sia proprio la danza a riuscire a parlare dei transgender nel modo più lucido e senza falsi moralismi, si veda ad esempio Girl, del belga Lukas Dhont https://guidoschittone.com/delicato-e-struggente-girl-ci-insegna-come-diventare-etoile-di-noi-stessi/

Sotto il velo di una doppia diversità l’amore per la vita

Nagisa è un transgender che da Hiroshima si è spostato a Tokyo. Vive lavorando in un locale ed è il punto di riferimento per tutte le sue compagne. Sua nipote dodicenne, Ichika, ha una madre alcolizzata che lei stessa accudisce. È chiusa in sé stessa, abbandonata. È autolesionista. Verrà mandata a Tokyo da Nagisa e tra le due, dopo un impatto traumatico scandito dai rispettivi silenzi, nascerà un fortissimo legame di sangue in piena soluzione di continuità con la presa di coscienza da parte di entrambe di ciò che desiderano dalla vita. Diventare finalmente donna e madre per Nagisa e una stella della danza e una vera figlia per Ichika. Di più non aggiungiamo perché all’interno di questo canovaccio gli avvenimenti, anche tragici, non mancheranno.

La forza del film nella spietata fotografia del Giappone

Quello proposto da Eiji Uchida è un viaggio nell’anima nera giapponese: anziani morbosi che fotografano in appositi locali le minorenni portando loro regali e denaro; transgender invitati ai tavoli come persone altre, come freaks contemporanei, sfruttati, impossibilitati se non per moda nel trovare un lavoro e costretti a vivere con disperazione l’essere terzi con il proprio corpo. Le famiglie, una in particolare ricorda quella di Parasite, sono bolle di disgregazione, gli affetti ridotti a pura compravendita. In tutto questo Nagisa e Ichika subiscono ma analizzano, osservano e cercano di cambiare la situazione. Iniziando da loro stessi, dal loro approccio con la realtà degli altri. Sempre in modo coerente.

Funziona il mix tra commedia sociale e mélo

A funzionare in Midnight Swan è il mix tra la commedia sociale e il mélo: tutto è amalgamato per oltre un’ora e mezza con il bilancino tale da creare simbiosi tra protagonisti e chi osserva. Non ci sono momenti morti, il film viene gustato nella propria interezza anche per merito dell’espressività dei due protagonisti. Tsuyoshi Kusanagi, Nagisa, tra i personaggi più noti dello show business giapponese -fece parte della boy band Swap-, interpreta un transgender mai macchiettistico, lontano da qualsiasi pruderia. Una persona che vive il proprio dramma con dignità assoluta, con sbalzi d’umore, generosità e improvvise chiusure. È sempre credibile quasi sia l’erede del magnifico Volker Spengler di Un Anno con Tredici Lune di Rainer Werner Fassbinder. Misaki Hattori, Ichika, riesce con la sua profondità di sguardo a ipnotizzare, cambiando in continuazione intensità recitativa e fisica. Adolescente e adulta precoce per necessità, indifesa e ribelle, dolcissima.

Peccato per una parte conclusiva meno efficace

Il difetto di Midnight Swan sta nell’esasperazione dell’aspetto romantico verso il finale. La storia infatti perde dopo un’ora e mezza mordente, andando incontro a parti più tratteggiate che approfondite-il rapporto tra Ichika e la madre per esempio- e a una sorta di inutile doppio finale. Sarebbe bastato il primo, in pieno stile Marco Ferreri, per scrivere la parola fine. Invece Uchida ha voluto fare l’occhiolino al box office. Si tratta di gusti personali ma ciò non snatura un’opera molto ben realizzata che ha vinto il premio come miglior film 2020 ai Japan Academy Awards, quello di miglior attore protagonista per Kusanagi e di miglior esordiente per la splendida Misaki Hattori. Altre brevi note su alcuni film del Feff23 possono essere trovate a questo indirizzo https://guidoschittone.com/brevi-note-su-alcuni-film-del-feff23/

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