Per <<Carnage>>, il film di Roman Polanski presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, molti hanno sprecato fiumi di parole. Chi lo ha giudicato un film di caratura superiore, chi come recentemente ha scritto Umberto Silva su Il Foglio nell’ultima opera del grande polacco non ha intravisto in toto quella genialità che lo aveva mostrato agli occhi del mondo all’epoca degli esordi. Sapere chi abbia ragione è esercizio inutile: <<Carnage>> è un film a suo modo tradizionale, magnificamente recitato dai suoi quattro attori, diretto con mano ferma ma leggera da un regista in stato di grazia. Non è però opera geniale, piuttosto una sorta di giocoso esercizio dove Polanski si diverte e diverte con quella crudeltà e capacità di affondare i colpi con estrema grazia come solo i grandi autori sanno fare. Tratto dalla piece teatrale, pubblicata da Adelphi di Yasmina Reza– presente nel cast del film come co-sceneggiatore- << Carnage >> è un gioco al massacro dell’istituzione famiglia, dell’individuo e se vogliamo proprio vederci un significato politico persino degli stilemi americani dei bei tempi che furono. Le coppie che si ritrovano all’interno dell’appartamento newyorkese per risolvere in modo <<civile>> una precedente zuffa tra i propri figli, incarnano gli stereotipi tipici delle nevrosi contemporanee. C’è una pacifista che si dispera per le tragedie africane, Jodie Foster, suo marito all’apparenza privo di una autentica personalità, John C Reilly, una raffinata donna in carriera altoborghese, Kate Winslet, che sembra rigida e algida e il coniuge di lei, avvocato di grido votato alla professione e schiavo del tic del BlackBerry e del successo, Christoph Waltz. Ebbene tutto ciò che all’inizio sembra, nella realtà non è. Gli stereotipi vanno a farsi benedire, nel crescendo di battute, situazioni, ognuno mostra la propria ridicola mostruosità, il proprio fallimento. Colano maschere e infrastrutture mentali in un << Funny Game>> che a differenza di quello di Haneke spinge l’acceleratore sulla <<usuale>> e quindi per questo ancora più crudele <<serena perfidia>> dei bravi padri di famiglia.
Incorniciato da un inizio e una fine in esterni, <<Carnage>> e la sceneggiatura permettono a Roman Polanski di ritrovare in toto il suo cinismo, la sua cattiveria nell’affondare i colpi, nel creare uno spartito <<allegro con brio>> solo in superficie. Il massacro reciproco delle due coppie avviene a colpi di battute, di sketch mai banali, di simboli radicalmente e falsamente chic inzozzati dai conati di vomito di Kate Winslet, di telefonini che all’improvviso smettono di funzionare, mostrandoci la solitudine e la nullità dell’uomo contemporaneo privato della sua appendice tecnologica, o la tardiva presa di coscienza da parte di John C Reilly di essere ben diverso da ciò che vorrebbe la moglie Jodie Foster. In tutto ciò i figli sono solo una scusa e anche per questo il regista li lascia dietro le quinte: la generazione della quale parlano Polanski e Reza, è incapace di offrire modelli educativi perché è essa stessa diseducata alla sostanza, disorientata dal grande nulla che si cela dietro le proprie ambizioni. Forse è per questo che la ferocia dei genitori scivola come acqua sulle spalle dei due ragazzini in un finale altrettanto ironico e ficcante con il criceto- chi ha visto il film sa a cosa alludo e chi lo vedrà capirà- che all’improvviso diventa protagonista nel momento in cui appaiono i titoli di coda, da non perdere per nessuna ragione al mondo.
Un film di questo genere, brevissimo quanto intenso, non avrebbe mai potuto trasformarsi in una gioia per gli occhi e per le menti senza l’apporto di un cast fenomenale. Christoph Waltz migliora ancora la sua prova superando addirittura quella del colonnello in <<Inglorious Bastards>> di Tarantino. E’da insegnare nelle scuole di teatro il suo modo di riempire la scena, di fare del proprio personaggio anche quando non è in primo piano il punto di riferimento del film. Kate Winslet non si smentisce: tra le attrici di oggi è forse la più completa, ha moltissimi registri da offrire a qualsiasi regista e una classe da premiare. Jodie Foster in <<Carnage>> è talmente sgradevole, emaciata, esagerata da essere la più mostruosa tra i mostri dei quattro-per noi un po’troppo- mentre la bonomia e sottomissione di John C Reilly vanno a farsi benedire con grande naturalezza, grazie a un attore che conosce la professione e sa passare da un genere all’altro con estrema semplicità. Come Hitchcook da una porticina, per un <<cameo>>, spunta anche Polanski. Un omaggio a chi in parte può avere ispirato il film o lo sguardo perplesso e beffardo del fool shakesperiano che aleggia nella casa di New York, un tempo terra promessa di molti sogni infranti.