La stupidità come caso… consapevole

la-locandina-di-burn-after-reading-80055.jpgIl titolo del post pare una contraddizione in termini. Ma stiamo parlando dell’ultimo film dei fratelli Cohen << Burn after reading , intelligence is relative >> e si sa che con i Cohen qualsiasi analisi va riferita al particolare. Si entra nel loro pianeta, nel loro affrontare i temi dell’esistenza con lo sberleffo e con il gioco. Il gioco è un modo per vincere la banalità, per parlarci con leggerezza, per arrivare in modo piacevole alla serietà. E’un ingresso nella sauna del benessere cinematografico. Si suda per il troppo ridere, per il tanto sorridere. Senza banalità, piuttosto con riflessione. << Burn after reading, intelligente is relative >> è un film spassoso, parte dal nulla di una visione satellitare e ritorna, alla fine, all’immagine di testa. In mezzo ai due luoghi del nulla – una veduta dall’atmosfera ingloba il tutto- nasce, vive e muore una commedia degli equivoci. Dentro essa il nulla è la casualità del quotidiano, le piccole azioni stupide dalle quali scaturiscono le tragedie, i vizi privati e le per niente pubbliche virtù. La Cia, ovvero il luogo del potere occulto dal quale dipendono le sorti degli Usa , non sfugge all’eccezione: è anch’essa vittima del caso, lo subisce, reagisce senza sapere bene cosa stia facendo. E’in balia degli eventi. E’ stupida come sono stupidi gli uomini. Sotto forma di allegoria i fratelli Cohen lanciano l’ennesimo uppercut alle regole codificate dei generi e dipingono a modo loro il mondo evolvendo con coerenza tutto ciò che avevano prodotto in precedenza. C’è quindi in << Burn after reading, intelligence is relative >> il proseguimento del discorso cinematografico nel quale il divertimento della narrazione e l’uso dell’ironia permettono ai fratelli terribili del cinema Usa di mettere in barzelletta il dramma dell’esistenza e del rapporto tra individuo e potere. Ancora una volta sembrano dirci che quest’ultimo non è altro che un terminale del singolo e che l’unione di tante stupidità non può che partorirne una gigantesca, globale, planetaria proprio come quelle visioni da Google Earth che aprono e chiudono il sipario. Irriverenza e sberleffi coinvolgono l’intero cast: Malkovich, Clooney guizzano a meraviglia nell’acquario ma la rivelazione è Brad Pitt che non essendo aduso a ruoli da tonto riesce a mostrare nuove potenzialità interpretative. Forse un po’ forzate rispetto alla naturalezza dei due mostri sacri che si trova accanto e all’abitudine di Frances MacDormand nel lavorare con il marito Joel e con il cognato Ethan Cohen ma molto promettente per un nuovo orizzonte professionale. Ho usato l’intera titolazione del film che troppo spesso non viene citata: il doppio senso di << intelligence is relative >> ne costituisce la trave portante. Peccato che nella traduzione italiana tutto sia stato, come sempre, gettato alle ortiche.

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