Un esordio in cui si salva solo la forma
Presentato a Venezia nel 2021, proposto in altre rassegne italiane e non, programato in sala nel gennaio 2023, Ma Nuit è l’opera prima della francese Antoinette Boulat, nota per essere una affermata e valente direttrice di casting. Purtroppo trasformarsi in autore e regista è molto complesso e in questo esordio Boulat paga l’ansia di voler esprimere qualcosa di molto simile al disagio giovanile senza in alcun modo centrare il bersaglio. Troppi i modelli, nobili, di riferimento, soprattutto estetici, troppa la confusione dello script, poca o assente la profondità della riflessione. Anche qui come in tantissimi film delle ultime stagioni c’è da elaborare un lutto ma se si escludono le belle immagini di una Parigi notturna e quasi deserta di Ma Nuit resta ben poco. La forma è salva, il resto no.
Dialoghi vuoti sui massimi sistemi
C’È una diciottenne, Lou Lampros, che ha perduto la sorella maggiore ed è in rotta con la madre. Esce di casa dopo una lite e se ne va a zonzo con le amiche per Parigi fino a quando trova un ventitreenne, Tim Mercier, che l’accompagnerà lungo una notte di (pochi) avvenimenti e la logica conclusione di un’uscita dallo stato di disperazione in cui la ragazza era imprigionata. Un viaggio notturno che con lo splendido romanzo di monsieur Louis Ferdinand Destouches alias Céline c’entra come cavoli a merenda e che è accostabile a un Tempo delle Mele dei post millenials senza romanticismo e con idee assai confuse. Lo script propone illuminanti frasi sulla eternità e su come riempirla, sul fatto che la cosa più importante è il volersi bene, qualche pippa ideologica sulla salute del pianeta e via dicendo. Una fiera delle banalità tra l’altro slegate le une dalle altre, in cui i Gen Z non ci fanno proprio una bella figura. Ed oltre a questo un’insieme di incongruenze strutturali della sceneggiatura che lasciano di stucco. D’accordo essere all’interno di una fiction ma se per esempio vi rubano nella vita reale lo scooter sotto il naso non potete limitarvi a dire che è andata così e poi procedere tranquillamente a trascorrere la vostra serata. Forse il personaggio interpretato da Mercier è un milionario.
Brava Lou Lampros ma la riflessione non c’è
L’IMPRESSIONE è che Ma Nuit non riesca a colpire nessuno degli obiettivi del proprio autore. Né sul fronte dell’elaborazione del lutto-basta vedere gli ultimi due film recensiti ovvero A Sun e Bones and All per comprendere la differenza di spessore-né tantomeno su quello della riflessione sui giovani francesi. Sarebbe bastato poco per dare un po’di sostegno a un’opera molto fragile che si regge sull’oggettiva bellezza delle immagini e sui primi piani del volto intrigante e affascinante di Lou Lampros, sempre più lanciata nel diventare una nuova icona tra le attrici del cinema francese. A volte questa insistenza registica nel soffermarsi sulle sue espressioni rischia di sembrare forzata. Una sorta di ciak utili da portare ai provini che amalgamati fanno un film. Non basta per promuoverlo, anche se è un’opera prima.