Ignoranza come omologazione

Per la serie siamo nati ieri in queste ultime settimane si fa un gran parlare di premi letterari comprati o guidati, di lettori che non leggono, di laureati ignoranti. Oggi tocca ai dirigenti. Da un’inchiesta, i cui risultati appaiono sulla terza pagina del Corsera, condotta da << Tirature 2008 >> del Saggiatore-Mondadori, si scopre che la classe dirigente italiana non solo non legge a volte un solo libro all’anno ma non si aggiorna nemmeno sui temi che dovrebbe approfondire per la propria professione. Come dire che un giornalista non si informa, un regista non guarda film o tv e via discorrendo. Quella della non lettura è una delle metastasi del sistema Italia: da questa poi discende la carenza culturale nei confronti di tutto il resto. Non si riesce più a discernere tra contenuto di un romanzo, di un film, di un quadro arrivando al contenuto individuale dei nostri interlocutori quotidiani, all’incapacità per mancanza di strumenti di discernere il superfluo dall’utile o dall’inutile. Non c’è quindi da stupirsi se la mancanza di personalità, l’omologazione dei cervelli sia alla fine la qualità più richiesta sul mercato. Il bel paese dei caproni. Si vede che a qualcuno fa gioco.

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