Più di forma che di sostanza
Presentato nella rassegna Un Certain Regard nell’edizione 2023 del festival di Cannes e in uscita italiana nelle prossime settimane, The Breaking Ice del regista di Singapore ma di origine cinese Anthony Chen non convince del tutto. È un film dalle buone intenzioni ma è il classico esempio di opera in cui la forma estetica prevale sulla sostanza. Avrà i suoi estimatori in chi preferisce i virtuosismi tecnici a discapito di un soggetto solido e profondo e a conti fatti troppi sono i riferimenti riconoscibili che devono avere ispirato l’autore del riuscitissimo Ilo Ilo, Caméra d’Or a Cannes 2013, e di Wet Season che in Italia venne premiato nel 2019 al festival di Torino per la miglior sceneggiatura. Forse è colpa di ghiaccio e neve che riempiono con assoluta magia gli esterni di The Breaking Ice ma spesso, visto che i protagonisti sono tre ragazzi in cerca del proprio baricentro esistenziale, ho trovato somiglianze con la parte finale di Millennium Mambo di Hou Hsiao-hsien( – Millennium Mambo– )film comunque di ben altro spessore. E alla fine sembra di essere di fronte a un mix in cui echi della nouvelle vague si mescolano con allegoriche riflessioni, esteriorizzate da un viaggio invernale verso il Monte Changbai, la cima che segna il confine tra Cina e Corea del Nord.
Il senso di non appartenenza ai confini del mondo
The Breaking Ice usa quindi le metafore per spiegare quell’angolo di mondo che sta appunto all’estremità orientale della Cina, nella prefettura autonoma di Yanbian , la regione che divide le due nazioni. È qui che lavora come guida turistica Nana, la cui carriera da pattinatrice sul ghiaccio in odore di Olimpiadi è stata pregiudicata da un incidente, ed è qui che il giovane Han Xiao aiuta la zia nella gestione di un ristorante. Ai due, legati da un rapporto di amicizia quasi morboso, si unirà Li Haofeng, misterioso ragazzo con tendenze suicide che sembra scappare dal proprio passato di agente finanziario. Sono tre personaggi in cerca del proprio baricentro esistenziale, in fuga dalle proprie famiglie di origine, viventi in quella terra di confine che non è solo un luogo fisico. L’idea di partenza di The Breaking Ice è quindi interessante: trasportare le storie individuali di tre ventenni in una terra di tutti e di nessuno per marcare un senso di assoluta provvisorietà. Sono zone non troppo distanti da un altro film molto interessante e credo mai giunto qui da noi se non in una edizione del Far East Film Festival, Manchurian Tiger di Jun Geng-la mia recensione qui https://guidoschittone.com/manchurian-tiger-i-vibranti-falliti-di-jun-geng-nellassurdo-che-spiega-una-societa/– e come in quel film anche Chen utilizza allegorie legate alle leggende orientali, alle tigri e agli orsi. Andare alla scoperta del monte Changbai, la montagna sacra sia dei coreani sia dei cinesi, diventa quindi per i tre protagonisti un percorso di introspezione e conoscenza e un tentativo per ognuno di loro di scacciare gli incubi che ne bloccano le esistenze. Tutto però è troppo prevedibile nello svolgimento, in cui il richiamo a Jules et Jim è ben visibile così come al già citato Millennium Mambo. Chen poi forza la mano con una scena in cui un’orsa appare all’improvviso, sfiorando il ridicolo per spiegare una leggenda raccontata da Haofeng su un orso trasformatosi dopo un lungo digiuno al buio in umano.
Il bello giunge dall’estetica
Non tutto in The Breaking Ice è però da buttare. L‘estetica del film avvolge chi osserva. Anthony Chen lavora tantissimo sul contrasto tra ambienti chiusi come i cuori dei ragazzi, splendida la scena all’interno di un labirinto di ghiaccio (non è quello di Harbin) in cui ognuno di loro vaga senza incontrarsi, portandoli spesso sulla linea del confine cino-nordcoreano ,(<<è solo un altro paese>>) per affermare con la fotografia e la musica il travaglio del trio, preso a simbolo della gioventù cinese. Bravi sono i protagonisti: Nana è Zhou Dongyu, l’indimenticale interprete di Better Days di Derek Tsang-https://guidoschittone.com/better-days-tra-melo-e-indagine-sociale-derek-tsang-filma-unopera-molto-solida-e-coinvolgente/– la ragazza su cui si basa il nucleo centrale dell’intero film. È il suo percorso di crescita che guida quello degli altri suoi compagni, un solare e sensibile Qu Chuxiao, e l’enigmatico Haoran Liu, i cui silenzi scandiscono il peso di un passato che solo in parte verrà svelato. The Breaking Ice in definitiva appare come un’occasione sprecata in cui Chen resta, come il suo paesaggio, al confine. Ambienta benissimo la storia ma si perde sul più bello, lasciando che quel senso di straniamento offerto si trasformi poi in qualcosa di poetico ma già visto.