La Gazza Ladra: la commedia della vita nel delicato film di Guédiguian

Un esempio di cosa sia una sceneggiatura

Ne La Gazza Ladra, opera più recente di Robert Guédiguian in arrivo in sala a metà aprile, l’aspetto della sceneggiatura è quello che risalta di più. Presentazioni dei personaggi e dell’intreccio costituiscono un piccolo trattato di come debba essere pensato e scritto un film. Forte delle proprie radici l’autore francese-il vezzo del paragone culinario è mio e non ci posso fare nulla-apparecchia la propria tavola con pazienza, lavorando subito sugli aspetti caratteriali, sul contesto sociale dei suoi piccoli eroi del quotidiano per poi iniziare ad unire queste esistenze all’apparenza separate in un leggerissimo quanto profondo gioco ad incastri. Così nasce una commedia luminosa come il sole di Marsiglia e del quartiere prediletto dal regista, l’Estaque, presenza fissa, autentica quinta permanente di tutte le sue opere(ndr. alcune recensite nel mio vecchio blog e misteriosamente scomparse nel cambio da un sito all’altro). È un Guédiguian che ha voglia di giocare, di far sorridere, travestendo di spensieratezza e ironia le sue tematiche tradizionali. Per questo La Gazza Ladra potrebbe non esaltare i fan di un autore definito militante-termine che a me non dice proprio nulla- perché il discorso politico e sociale qui è meno esplicito, fa parte del sottotesto e la militanza è soprattutto per la vita, per gli errori che si commettono, per i tradimenti, per la sua casualità, per il perdono.

Come un crescendo rossiniano

La Gazza Ladra è Maria , un’operaia che dopo aver perso il lavoro è donna delle pulizie, cuoca, confidente di alcuni anziani ai quali sottrae di nascosto denaro per ripagare i debiti di gioco del marito, altro disoccupato, e soprattutto le rate di un pianoforte e le lezioni private di musica del nipotino. Il diavolo ci metterà lo zampino facendo nascere una commedia degli equivoci in cui l’apparente stabilità esistenziale di tutti quanti verrà rivoluzionata. È innegabile che alcune situazioni siano prevedibili e previste, quasi telefonate dall’autore, ma il ritmo del film si accorda alla perfezione con il suo titolo: diventa a poco a poco un crescendo rossiniano in cui Guédiguian sembra far propria la lezione teatrale di Georges Feydeau, smontando ipocrisie, snobismo con grazia, simpatia per i suoi individui, per i loro piccoli peccati. Quello che ci mostra è un mondo in cui ognuno ha bisogno dell’altro. Come per dirci che nella disputa postuma e poetica tra Esenin e Majakovskij, avesse ragione quest’ultimo, che in fin dei conti sia necessario strappare la gioia ai giorni futuri perché non è difficile morire ma vivere è di gran lunga più difficile. Ebbene gli individui de La Gazza Ladra sono viventi e vibranti e per questo il film coinvolge. È dolce e mai melenso, è pimpante, è in definitiva in armonia radicale con i suoi personaggi.

Una perfetta recita di…famiglia

Anche ne La Gazza Ladra, Guédiguian non rinuncia al suo sparuto, immancabile e di altissimo livello, gruppo di attori, La controeroina del film è sua moglie, Arianne Ascaride che danza sui propri piccoli reati con grazia rara, cosa a cui questa grande attrice ci ha sempre abituati. Jean Pierre. Darrousin nel film è imprigionato su una sedia a rotelle ma bastano i suoi sguardi, le sue espressioni, la sua forza di perdono per renderlo indimenticabile-anche per lui ogni ulteriore commento è superfluo- e Gerard Meylan, altra presenza fissa, interpreta con empatia il marito disoccupato mentre a Robinson Stévenin spetta la parte di un padre camionista. A loro si aggiungono i più giovani, la deliziosa Marilou Aussilloux e uno dei più interessanti attori francesi delle leve di mezzo, Grégoire Leprince-Ringuet che con il regista aveva già recitato in L’Armée du Crime, le Nevi del Kilimangiaro e in Gloria Mundi. Guédiguian infine non rinuncia alla sua stella polare letteraria, Victor Hugo, da cui aveva preso ispirazione per Le Nevi del Kilimangiaro: allo scrittore spettano le parole recitate da Darrousin nel prefinale del film, tratte da La Povera Gente, che da sole chiudono di fatto un cerchio che si era spezzato, ricomponendo l’equo corso delle esistenze. Su Marsiglia, sulla sua umanità, sui suoi colori, su questa ansiosa gioia di vivere continuerà a splendere il sole. (PS:un consiglio la versione originale in francese è imperdibile)

Condividi!