L’ottimo Il Mistero Scorre Sul Fiume, molto più di un noir

L’anima di Yu Hua non viene tradita

È un vero peccato che Il Mistero Scorre Sul Fiume del regista cinese Shujun Wei sia arrivato in Italia a un anno di distanza dalla presentazione al Festival di Cannes e nei mesi estivi, quando il pubblico che avrebbe potuto accogliere si trovava in vacanza in tutte altre faccende affacendato. Si è sprecata un’occasione distributiva importante perchè il film merita attenzione anche da parte di coloro i quali sono poco abituati a frequentare il cinema orientale. Il titolo originale cinese, Errore Sul Fiume, sarebbe stato più indicato per anticiparne le tematiche; invece si è preferito giocare con l’assonanza con l’imperdibile capolavoro di Charles Laughton La Morte Corre sul Fiume del 1955 in cui il buon-si fa per dire- Robert Mitchum, nella interpretazione migliore della carriera, duettava in bravura con Lilian Gish e Shelley Winters. Poco male: il film di Shujun Wei penetra ben oltre la cinematografia del genere noir-e in questo il parallelismo con l’opera di Laughton è centrato- per creare un’allegoria di quella che è la Cina contemporanea. Non è un caso; Il Mistero Scorre sul Fiume è infatti tratto da un racconto del maggior scrittore cinese, Yu Hua, la cui opera nel corso degli anni, ovvero dal primo romanzo Vivere all’ultimo uscito quest’anno La Città Che Non C’è, ha saputo raccontare la nazione-continente sempre in modo indiretto, attraversandone tutte le epoche, vuoi sotto forma di saga familiare dai toni favolistici, vuoi in modo più cupo in un’alternanza narrativa che ne ha fatto uno dei grandi della odierna letteratura universale(provare per credere). Così immergersi nella appassionante vicenda de Il Mistero Scorre Sul Fiume diventa anche un modo per approfondire la stretta relazione esistente tra chi fa cinema e chi scrive.

Un gioco degli inganni dove nulla è certo

Sulle rive di un fiume-l’elemento liquido è onnipresente nelle opere di Yu Hua– un’anziana viene uccisa da un misterioso assassino. Un comandante di polizia in carriera dovrà cercare di risolvere l’enigma. Il problema è che a poco a poco a morire in modo non spiegabile sono altri e sempre persone in qualche modo collegate a quel primo delitto. Tutto ciò che all’inizio sembra scontato nella realtà si frantuma a poco a poco. E con le certezze scomparse il poliziotto precipita nel mondo delle ossessioni, in una spirale psicotica in cui tutto ciò su cui aveva costruito la propria esistenza si sgretola. Shujun Wei accompagna il proprio protagonista in questo viaggio interiore calibrando in perfetta armonia tensione e mistero, suspence e azione attraverso una messa in scena in cui cambiano i colori e l’approccio con i vari personaggi che ne fanno parte. Non a caso il regista gioca con ciò che appare ma in realtà non è: la sede in cui il poliziotto e i suoi uomini operano è un vecchio cinema. L’ufficio da cui lavora la saletta del proiezionista. È un artifizio scenico che va oltre l’allegoria, quasi preparatorio a un gioco irrisolto di specchi in cui il convitato di pietra è proprio la Cina degli Anni’90, quella lontana dai grandi agglomerati urbani. La nazione-continente appunto che costituisce la base per le riflessioni di tutti i registi cinesi degli ultimi anni e su questo blog molti, anche i meno noti, occupano spazi importanti: il senso di estraniamento degli individui al cospetto di un mondo in continua mutazione, dove il passaggio dal prima al presente è vissuto in apnea. In questo si inserisce anche tutto ciò che possiamo ritrovare nella letteratura di Yu Hua, una critica sottile ma feroce, sempre molto ironica, sui retaggi del maoismo, sulla doppiezza individuale e l’indifferenza dell’apparato burocratico. Rispetto allo scrittore, Shujun Wei è forse più crudele e cinico. Manca nel film la caratteristica bontà di fondo dei personaggi letterari; in compenso gli amanti del noir non perdono nemmeno un secondo dei 102 minuti dell’opera. Precisa e visionaria, varia e persino divertente. Da recuperare per chi l’abbia perduta sul grande schermo e un’occasione-consiglio personale-per avvicinarsi alle tematiche di un grande scrittore, i cui romanzi in Italia sono pubblicati da Feltrinelli e che procurano, a me è accaduto, dipendenza.

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