Giovani Madri: dolci e sensibili i Dardenne non invecchieranno mai

Una tra le loro opere migliori

Giovani Madri premio per la migliore sceneggiatura al festival di Cannes fuga qualsiasi dubbio sulla resa attuale del cinema dei fratelli Dardenne. La loro è capacità rara di prendere spunto da piccole storie di ordinaria disperazione quotidiana per elevarle a concetti universali più che sociali. Perché se è vero che anche in questo caso si parte da un mondo in ogni caso disagiato è altrettanto vero che gli esempi in questione permettono un allargamento di visione da parte del duo belga. Da un’indagine su cinque ragazze madri minorenni ospiti di una casa famiglia a Liegi, i Dardenne realizzano probabilmente se non la migliore almeno una delle migliori opere della loro carriera.

Realismo sì ma magico

In molti lo definiscono neorealismo. È un refrain che accompagna spesso il cinema dei Dardenne. Non la penso così. La loro tipologia di indagine, Giovani Madri ne è esempio eclatante, muove sì dal reale, anche crudo, per poi virare su lidi differenti. Il documento, in questo caso la situazione delle cinque ragazze, si incastra attraverso il perfetto ingranaggio della sceneggiatura con la voglia di raccontare facendo cinema. Così il film cresce sequenza dopo sequenza; porta a comprendere gli orizzonti scuri che si addensano sull’immediato futuro delle ragazze; poi arriverà il sereno. Senza il rischio di finire nella voragine buonista stile C’è Posta per Te . Giovani Madri è un film in cui il lato sentimentale non è mai disconnesso dall’ottica realistica. Magica nel momento in cui tutto sembra crollare.

Storie di orfane e di orfani da salvare

Non posso quindi che confermare l’idea sul loro cinema espressa all’epoca di Due Giorni, Una Notte(https://guidoschittone.com/cotillard-dardenne-un-incontro-che-sa-di-magia/) dell’ormai lontanissimo 2014 con cui, per certi versi, questo Giovani Madri può confrontarsi, pur nelle differenze di situazione. Quattro delle cinque ragazze ospiti di una casa famiglia di Liegi hanno appena partorito; la quinta è in attesa. Ognuna di loro è in qualche modo orfana: sono senza famiglia, abbandonate, vittime della violenza domestica o di madri assenti perché etiliste. Hanno figli da persone che sono scappate o scapperanno messe di fronte al fatto compiuto. La quinta non riesce ad offrire affetto a chi nascerà, ossessionata dal fatto di essere stata affidata senza aver mai conosciuto la madre naturale e per questo vuole incontrarla a tutti i costi. Un’altra rischia di mettere in crisi la propria sfera sentimentale ricadendo nel vizio dell’eroina. Il tutto sotto gli occhi vigili di un sistema sociale, le case famiglia, che cerca di regalare equilibrio alle sue giovani ospiti.

Alla fine a vincere sarà la vita

I Dardenne strutturano magistralmente il soggetto: seguono con la loro camera il quotidiano delle protagoniste, ne mostrano i dubbi, i tormenti, gli errori, ne esaltano la capacità di reagire affrontando di petto un’esistenza che deve svoltare. Non c’è mai in sottofondo la voglia di regalare allo spettatore l’effetto sorpresa artefatto, costruito. Piuttosto queste cinque antieroine vengono spinte ad assumersi le proprie responsabilità. Lo faranno, ognuna secondo la propria ottica esistenziale. C’è chi per preservare il futuro della propria bimba dovrà effettuare una scelta drastica-ed è una delle scene più coinvolgenti del film- con la consapevolezza di avere optato per la soluzione migliore. C’è chi tornerà alle radici del passato, da cui prendere spunto per proseguire. Giovani Madri è una carezza che i Dardenne fanno scivolare sulla pelle delle protagoniste e degli spettatori. È un attestato di fiducia verso la vita, soprattutto verso il futuro. Bravissime, infine, le cinque attrici, capaci di interpretare ruoli difficilissimi con insospettabile naturalezza.

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