La querelle tra cinema e tv

Per la regola che tutto il mondo è paese, in Francia stanno iniziando a dire che il loro cinema fa schifo, che non ci sono più i registi di una volta, che le storie non reggono, che nessuno ha voglia di sperimentare linguaggi nuovi. All’unisono gli interpellati puntano l’indice contro la televisione, qualcuno addirittura incolpa Berlusconi – appunto tutto il mondo è paese- reo, quando cercò di produrre tv anche in Francia, di avere rotto il mercato. Al di là delle facili polemiche cultural-politiche e di schieramento non credo che il cinema francese sia così in crisi come i nostri cugini lo vogliono tratteggiare. Esiste, è vero, una crisi di talenti, le cose migliori, spesso, sono ancora scritte e dirette dagli stessi autori superstiti della nouvelle vague, il caso Resnais è emblematico, ma è altrettanto vero che la qualità media di ciò che viene prodotto oltralpe resta all’apice della produzione europea. Purtroppo molti degli autori del cinema francese di oggi non sono francesi di nascita, vengono dal Belgio, dall’Austria, dalla Polonia, dai paesi disgregati del blocco dell’est, dall’Asia – i coreani di moda hanno quasi tutti studiato cinema tra Parigi e Cannes- e questo probabilmente dà molto fastidio e rinfocola l’insopportabile nazionalismo dei nostri cugini. Quanto all’influsso della televisione e del mercato dei dvd i francesi devono, come tutti del resto, rassegnarsi. Ricordandosi che tra le poche cose buone delle tv c’è quella di dare una mano concreta alla produzione o coproduzione di film, il che significa soldini sonanti per poter plasmare il proprio talento. In più, a differenza dell’Italia, in Francia una considerevole percentuale di guadagno viene poi redistribuita per legge ai giovani autori sempre che abbiano un progetto serio tra le mani e la distribuzione assicurata. Certo non è più possibile mantenere in sala un film per molti mesi come accadeva negli Anni’60 ma non ci si può lamentare. Il pianto di questi giorni mi sembra quindi del tutto inutile, come sono assurde certe critiche a Rai Cinema e Medusa in Italia. Senza queste due entità coproduttive molti dei film che abbiamo visto non sarebbero mai nati. Piuttosto da noi si dovrebbe modificare altro: dalla liberalizzazione della distribuzione, autentica spina nel fianco per la visibilità di molte opere – per colpa anche ma non solo degli stessi soggetti che producono – all’assegnazione di quote obbligatorie per i film con i soggetti più interessanti, alla creazione di sale dedicate solo ed esclusivamente al nostro cinema. Ma questo è un altro discorso, complesso. L’importante è che i due mezzi, tv e cinema, interagiscano, ricordandosi che, per esempio, senza l’apporto della tv un capolavoro come << Muholland Drive >> di David Lynch non ci sarebbe stato. E assieme ad esso tanti altri.

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