Non è un caso che alcuni grandi scrittori, ultimo in ordine di tempo il Nobel Doris Lessing, stiano all’improvviso invertendo la tendenza che ha imperato in Europa e soprattutto in Italia negli ultimi quarantanni. La Lessing anche oggi sul Corsera ha spiegato i motivi per i quali la politica è meglio che stia alla larga dalla narrazione e dal mestiere dello scrivere. Il suo intervento sarebbe da inviare a molti intellettuali di casa nostra che per tanto tempo hanno basato il racconto, la trama, sull’ideologia. E’accaduto in narrativa ed è accaduto nel cinema, addirittura l’ideologia politica ha lambito i confini di altre forme espressive artistiche. Credo sia un bene che voci importanti a livello internazionale facciano una levata di scudi a favore di una libertà d’espressione non vincolata. In questo modo l’artista- attenzione non tutti gli scrittori lo sono o lo possono essere- ritrova quella che è la sua dimensione pura. L’arte è qualcosa che trascende politica, ideologie, appartenenze. E’contro per sua stessa struttura a qualsiasi tipo di potere e quindi non dovrebbe sposare alcun principe. Nel momento in cui l’artista opera seguendo schemi ideologici di natura politica interrompe la propria funzione. Da uomo di contro potere- ma senza potere egli stesso-si trasforma in guitto del potere, in burattino manovrato come le bambole di Kitano o i personaggi di Boccaccio. E’una riflessione molto semplice che tra le altre cose ho ripreso l’altra sera a Roma con amici parlando della crisi del cinema italiano, dei motivi per i quali certe cinematografie siano sempre più fresche delle nostre, più presenti nel tessuto della società e allo stesso tempo non presuntuose, non superbe, non tronfie. Fresche e leggere, il che non significa superficiali e disinteressanti. Prendiamo un film francese e uno italiano: nel primo il piccolo fatto privato diventa denuncia spesso sociale, senza pendere né dall’una né dall’altra parte. In molti dei film italiani si parte dalla denuncia per proseguire nell’evoluzione narrativa di una tesi. Idem in letteratura, anche se ultimamente qualcosa si sta muovendo, c’è aria molto più respirabile. ll giorno in cui ci libereremo dai pessimi maestri che ci hanno bombardato il cervello a partire dal post sessantotto in poi-ed il mio non è un discorso di critica di quel periodo ma di come è stato interpretato in Italia- avremo prodotti migliori, artisti migliori. Leggeri e profondi. Liberi, per dirla come una vecchia canzone, ma liberi veramente.