L’Orchestra Stonata: una commedia piacevole che ha il limite di non approfondire i tanti temi che vuole trattare

Emmanuel Courcol aggira l’ostacolo ma non graffia

L’Orchestra Stonata di Emmanuel Courcol è una piacevole commedia francese presentata dapprima a Cannes e poi alla rassegna romana che ha il pregio di far trascorrere agli spettatori attimi di divertimento. Non è quindi un film da cestinare in toto. Per ambientazione, interpretazione << En Fanfare>> risulta armonioso, spesso e volentieri coinvolgente. Ma ha un limite: pone sul tavolo parecchie problematiche ma non riesce-o non vuole- risolverle, limitandosi a illustrarne la superficie piuttosto che addentrarsi in esse. Regista e sceneggiatori infatti costruiscono un’opera che parte da una solida e perfetta relazione tra individuo e musica-il protagonista è un affermato direttore d’orchestra che scopre di essere stato adottato-per costruire una trama in cui si parla di legami di sangue, di crisi sociali, di malattia e solitudine. Il tutto è ben congegnato solo che alla fine ben poco di ciò che viene mostrato viene approfondito. Courcol opta per la strada meno impervia; privilegia lo spettacolo e il divertimento, il che non guasta, ma perde lungo il tragitto tutte le intuizioni che avrebbero fatto de L’Orchestra Stonata qualcosa di molto più importante.

Funziona il contrasto sociale

Thibaut e Jimmy sono a loro insaputa fratelli, adottati da due famiglie differenti e di ceti diversi. Il primo vive a Parigi, è un alto borghese, direttore d’orchestra; il secondo subisce la crisi del nord del paese, in cui le fabbriche chiudono, gli operai rischiano di restare senza lavoro. In una battuta del film Jimmy dice a Thibaut che il luogo in cui è nato e cresciuto era uguale a Roubaix-sulla condizione sociale di quella città rimando allo splendido film di Arnaud Desplechin,Roubaix una luce nell’ombra(La vera luce di Roubaix è il film che la descrive)- e quindi la sua esistenza ha preso strade differenti da quelle del fratello. Ad unire due mondi all’opposto saranno la leucemia di Thibaut e la musica che rappresenta l’autentica base dell’opera di Courcol. Musica come collante e comprensione, musica come arte in grado di aprire ciò che è chiusura. In questo, L’Orchestra Stonata è vincente. La fratellanza diventa un vaso comunicante profondo, intimo. I due si aprono l’uno verso l’altro, coinvolgendo in questo grande abbraccio un’intera cittadinanza che pur in piena lotta sindacale non smetterà mai di suonare, non importa se male o bene, nella banda intitolata ai minatori. In tutto ciò diventa pura armonia il contrasto tra la musica alta, Beethoven, Mozart, Verdi, Ravel e quella bassa strimpellata dai dilettanti.

Ci si diverte ma non si riflette

Il merito del film è di riuscire a passeggiare sui drammi individuali, non cadendo mai nella cupezza, proponendo una narrazione molto leggera, non superficiale in pieno stile delle migliori commedie francesi. Ci si diverte, si ride, ma in conclusione Courcol decide di sfruttare gli stereotipi piuttosto che l’analisi. Mostra, si limita a quello. È un vero peccato perché L’Orchestra Stonata avrebbe avuto un impatto maggiore e aggiunto solidità alla sceneggiatura. Restano impresse però la splendida prova attoriale di Benjamin Lavernhe, nella parte di Thibaut, e di Pierre Lotin, entrambi in grado di offrire credibilità e naturalezza ai rispettivi personaggi, così diversi ma capaci di superare qualsiasi barriera nell’accettare l’altro e soprattutto nel comprendersi. Di notevole livello è anche l’indagine sulla potenza della musica che Courcol mette in atto. Per un appassionato è una gioia per gli occhi entrare, qui si in profondità, nella fatica, nella complessità di una costruzione di un’orchestra, di una sinfonia, nella ripetizione fino alla sfinimento di gesti che poi portano all’esecuzione corale e alla pura essenza del suono. Il finale con il Bolero di Ravel, a parer mio inserito non a caso per le leggende che lo riguardano e chi guarderà il film capirà, è un piccolo colpo di genio che non darà adito ad ulteriori spiegazioni. Basterebbe questo per promuovere L’Orchestra Stonata che pur avendo dei limiti è un film da non trascurare, capace di far sorridere anche di fronte alle tragedie esistenziali.

Condividi!