Alla faccia dei giudizi di sufficienza spesi da critici troppo frettolosi: è un grande film forse con meno fascino dei precedenti di Wong Kar-wai. Ma resta una pellicola da vedere e da sviscerare perché il regista di << In the mood for love >> e di << 2046 >> evolve ulteriormente il suo discorso sull’ossessione amorosa e sul tempo. Giunge a un finale lieto quasi per esigenze produttive, è il suo primo film statunitense, ed è questo forse che la critica non ha accettato. Lo schema tipico dell’autore nel procedere e nel far evolvere la trama subisce un’ulteriore evoluzione, più occidentale se vogliamo, più dinamica. Ma resta la voglia di rivedere << Un bacio romantico >> perché la tecnica di messa in scena raggiunge livelli di eccellenza e di sperimentazione che paragono a David Lynch, ovvero il maestro indiscusso delle potenzialità inesplorate del cinema. Già il fatto che molte scene si svolgano con i personaggi che si muovono dietro una vetrina o con la telecamera posta all’interno del mobilio di un ristorante rende l’atmosfera unica, velata per destrutturare il reale, per renderlo simile a una favola. L’ossessione amorosa si estrinseca in quattro diverse direzioni: il ricordo che è anche presenza e quindi contatto, il tradimento, la morte e il gioco, proprio quel gioco di carte che aveva caratterizzato il personaggio di Gong Lee in << 2046 >>. Gioco come sublimazione, fuga dai sentimenti. Anche la musica, affidata questa volta a Ry Cooder, aiuta nel creare un gioco di contrasto tra l’ambientazione asiatica dei film precedenti e quella statunitense di << My blueberry nights >>. Le impossibilità di tempo e di sentimenti sono più sfumate e il famoso bacio tra Jude Law e Norah Jones che conclude l’opera è forse un primo messaggio di speranza che questo grande autore vuole lasciarci, dopo averci fatto rivivere l’ansia della perdita, l’apnea di ciò che non ritorna.
Il blog di Guido Schittone
opinioni di uno spettatore medio
Leave a Reply
Devi essere connesso per inviare un commento.